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Il restauro dell'edificio

ChiesettaSR

Chiesetta di San Rocco
La chiesetta di San Rocco venne utilizzata fino al 1960 per officiare le messe a beneficio degli abitanti del quartiere, poi priva di manutenzioni con il tetto in rovina, si ritiene che il suo stato sia peggiorato al punto che venne chiusa rinunciando così al suo utilizzo.

Così che l'acqua e l'umidità divennero gli elementi prioritari.

Oltre alle infiltrazioni delle acque meteoriche dal tetto in grave dissesto, la nuova strada costruita antistante la chiesetta ad un livello superiore del suo pavimento (circa 30 cm), fu il tramite che portò in varie occasioni ad allagare l'oratorio durante i grossi temporali.

Le acque una volta entrate stagnavano al suo interno per diverso tempo prima che per evaporazione od assorbimento ne venissero eliminata la presenza.
Ben poco si sarebbe conservato se nel 1986 i vontari di Italia non fossero intervenuti prendendo a carico il suo recupero.



Nella foto sono ben visibili le tracce delle risalite delle acque stazionanti all'interno dell'edificio per lungo tempo dopo i temporali.
Anche il campaniletto in grave dissesto era a rischio di crollare all'interno della chiesetta.


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I primi restauriii..........................................................................................

All'apertura della porta, lo spettacolo (come visibile nella foto ) era tale da scoraggiare anche i più disponibili. Il soffitto in legname putrescente era in parte crollato. Le panche il confessionale ed altri oggetti erano ammucchiati sul fondo e coperti da uno spesso strato di ragnatele e detriti fradici. Gli intonaci delle pareti perimetrali affrescate erano rigonfi, in distacco e pieni di inflorescenze causate dall’ambiente saturo di umidità con l’acqua che risaliva dalle fondazioni. Una grossa crepa interessava tutta la parete destra; una minore sul lato sinistro. La grossa capriata di sostegno del tetto aveva i puntoni lesionati e prossimi al cedimento.
Immaginate lo sconcerto dei nostri primi tecnici che dovettoro diagnosticare quanto necessario per tentare il salvataggio del monumento. Per prima cosa, come avviene nei “pronto soccorso” con puntigliosa attenzione  e pazienza cercando di non prendere in considerazione i mali minori, si pianificarono gli interventi urgenti, strettamente legati  alla solo soppravvivenza della chiesetta quali:

• verifica della stabilità strutturale
• ripristino del drenaggio delle acque
• consolidamento della capriata di copertura

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Ripristino della Capriata

Intrambi i puntoni in legno, anche se ancora in discreto stato conservativo, oltre ad essere inflessi erano interessati da fessurazioni provocate dai carichi trasmessi dalle travi del tetto. Si ritenne opportuno non sostituire i puntoni esistenti anche perchè anche se fessurati ed inflessi la consistenza del legname era ancora buona, pertanto si decise di attivare la resistenza a trazione per il carico trasmesso dalle travi longitudinali, inserendo al di sotto del traverso un profilato metallico a ridosso della parte interessata dalla fessura, fissato con cavallotti metallici. Ad ulteriore garanzia la capriata veniva poi rinforzata mediante il fissaggio con bulloni in acciaio di due tavole in legno a grosso spessore disposte sui lati dei puntoni.

Restauro del portale di accesso.
Alcune fessurazioni interessavano la muratura della facciata sovrastante il portale di accesso. Un sondaggio consentì di accertare che l'antica architrave in rovere era stata completamente degradata dall'azione del tarlo. La prima attività resa urgente fu quella di ripristinare la staticità della muratura sovrastante inserendo un nuovo architrave.

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Restauro del campanile


Il campanile attuale posto sul lato destro della chiesetta, sostituisce la torretta campanaria che originalmente era posta sul lato sinistro. La sua costruzione è da riferirsi ai primi del 900, dato che la sua struttura poggia su di uno spezzone di rotaia  metallica posto ad ipotenusa sul’angolo formato dalle due murature in prossimità dello spigolo anteriore.  Anche se l’epoca di costruzione è da considerare recente, il suo stato conservativo era alquanto precario, tanto da comprometterne la stabilità.

I pilastrini costituenti la cella campanaria erano in precario equilibrio; i ferri di sostegno del sistema campanario, erano incastratati nei pilastrini e la dilatazione termica aveva provocato il dissesto della muratura in mattoni, l'ossidazione dei ferri aveva poi contribuito ad espellere e sgretolare buona parte dei laterizi. Poco restava delle ringhierine in legname poste alla base dei quattro pilastrini.

La campana in bronzo, opera della fonderia Baricozzi di Milano, datata 1899, era montata su di un affusto in legno di rovere interessato da grosse fessure ma ancora in discreto stato conservativo. Tutta la ferramenta di sostegno era gravemente deteriorata ed intaccata dalla ossidazione. Visto che anche il cerchio sul quale si avvolgeva la fune era stato completamente eroso dalla ruggine si potè dedurre che da perecchi anni che la campana non faceva sentire più la sua voce!


Ripristino del Campanile
I tecnici di ItaliaNostra, provvidero in prima istanza a montare un ponteggio che disposto lateralmente alla chiesetta, ne superava la falda del tetto e andava ad appoggiare sul colmo della chiesetta, in maniera da avvolgerne tutta la struttura campanaria rendendo così accessibili tutti i quattro lati del torrino.

I ferri di supporto della campana, con sezione a “T” responsabili del dissesto, furono rimossi  e sostituiti con altri profilati, e ricostruita l’integrità muraria dei pilastrini. L'operazione richiese tempo e particolare professionalità ed attenzione, perché la parte superiore della cella, poggiava solo su piccoli spezzoni di mattone. L’intenso traffico, con il frequente  passaggio dei grossi autotreni pesanti nella sottostante via Monzoro, faceva ad ogni volta restare con il fiato sospeso;  il campanile vibrava in maniera pericolosa.
Come visibile nella foto, ( ) lo stato di precarietà dei pilastrini era tale che si dovette procedere per gradi, inserendo un nuovo mattone per volta, e quando la malta di sigillo aveva fatta presa, veniva tolto parte del materiale  degradato, e così fino al completo ripristino della integrità strutturale dei pilastrini.
I nuovi profilati di sostegno della campana, furono fissati solo da un lato e lasciati liberi di scorrere sull'altro appoggio, in maniera da non provocare più i danni profocati ai pilasrini dalle spinte per dilatazione termica.  Per evitare che l'acqua piovana potesse penetrare all'interno della struttura fu disposta una copertina in lamiera di rame, con il solo foro per il passaggio della riattivata corda campanaria.

La guglia del campaniletto originariamente intonacata con un intonaco cementizio era molto fessurata; muschi e licheni avevano smosso i mattoni del grondino. Dato che la struttura campanaria era di recente costruzione, salvaguardando solo le proporzioni volumetriche, si ritenne opportuno intervenire con una nuova attività di progetto intenta a  valorizzare l’opera e consentirne una più durevole conservazione.
Con una pregevole opera di lattoneria in rame, la guglia è stata rivestita con una lamiera in rame assemblata fuori opera. Sono stati ricostruite ed unite all’insieme le quattro gugliette poste alla base della guglia principale.

Le ringhierine della cella campanaria, irremediabil-mente deteriorate e con tracce di incendio, sono state ricostruite e sostituite con uguali del medesimo disegno, eseguite in legno di larice e trattate con impregnante.

La campana e l’affusto, sono state oggetto di un particolare restauro. Una volta smontati in tutti i loro componenti, questi furono analizzati per accertarne le reali condizioni di conservazione. L’affusto in legno di rovere che riportava su di un lato l’anno 1899, era recuperabile, pertanto sono state sigillate con resine le profonde fessure e trattato con impregnante. I ferri di sostegno ancora recuperabili furono riparati, mentre quanti ormai danneggiati in maniera irrecuperabile dalla ossidazione sono stati  ricostruiti nel rispetto dell’originale disegno. La campana con impacchi di acido nitrico diluito in acqua, fu liberata dalle incrostazioni ossidanti e trattata con apposita vernice protettiva.



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Restauro della cella campanaria e campana




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RESTAURO COPERTURA




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CONTROLLO  ED  INTERCETTAZIONE  DELLE  ACQUE  METEORICHE





Trincea perimetrale drenante







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Ricostruzione del Sagrato



Progetto approvato dalla Soprintendenza




Per la realizzazione del sagrato sono stati utilizzati blocchetti idi granito provenienti dai selciati dell'antica Milano. Il percorso acquisitivo è stato alquanto complesso per la impossibilità del Comune di Milano di fornire direttamente il materiale ad Italia Nostra. Si riuscì a superare questo aspetto burocratico mediante la richiesta diretta del Comune di Cornaredo che girò poi i blocchetti ad Italia Nostra.

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